LOS ANGELES. Per i Californiani un oggetto o un evento accaduto due anni prima è definito "vecchio" nel senso di vetusto o antico; e questo è quanto accaduto al Covid a due anni dalla sua irruzione nelle nostre vite! Ѐ roba vecchia, passata: portiamo ancora le mascherine nei locali chiusi, ma ciò non toglie che tutti gli eventi pubblici hanno avuto luogo come se "la cosa" non esistesse o non fosse mai accaduta: si guarda SOLO avanti. Ed è così che abbiamo assistito a 4 Fiere di arte contemporanea in due mesi e ad una infinità di inaugurazioni ed eventi collaterali.
Le ultime due settimane sono state dedicate alla Fiera di Palm Springs, alla mostra di Helen Frankenthaler e di Robert Longo al Museo di Palm Springs, alla Fiera Felix al Roosevelt Hotel di Hollywood e infine a FRIEZE LA. Ce ne sarebbe per scrivere un libro intero, ma non è possibile per cui "strizzerò" il mio scritto all'essenziale.
Nella foto: Palm Springs Art Museum, Helen Frankenthaler
di Cynthia Penna
Direttore artistico e curatore
ART1307 Napoli - Los Angeles
Helen Frankenthaler: Late works 1990-2003. Una delle grandi presenze dell'Espressionismo astratto americano del dopoguerra, una voce fondamentale che ha parlato di "dripping", di campi di colore, anzi di colore gettato anche a "secchiate" sulla tela che era sempre stesa a terra e mai in posizione verticale perché questo era il modo di dipingere della Frankenthaler. Pollock le era stato amico, ma la sua è un'arte personalissima, già di seconda generazione rispetto al primo, fatta più di colore prima gettato e poi disteso a pennellate grosse e ampie. Il suo dripping è più "casuale" rispetto a Pollock, meno aggressivo, meno intenso e meno drammatico. La Frankenthaler procede con maggiore razionalità nella costruzione del suo campo pittorico lasciandosi trasportare solo da una sapiente stesura del colore fatta con gestualità intensa fino ad una vera e propria compartecipazione di tutto il suo corpo sulla tela insieme ad un gusto coloristico raffinato ed elegante senza alcuna sbavatura.
Robert Longo: il maestro della ossessiva e perturbante figurazione: opere al limite tra il disegno e la fotografia che confondono lo sguardo e la mente dello spettatore tant'è che il museo di PS ha dovuto indicare in uno scritto accanto alle immense tele di 10 metri di lunghezza per 4 mt di altezza che quel che si stava guardando era disegno a carboncino e non fotografia.
Una precisione che rasenta l'ossessione snervante della perfezione.
Nelle foto: Palm Springs Art Museum, Robert Longo
PALM SPRING ART FAIR: il ritorno prepotente dell'astrattismo geometrico, dell'Hard Edge e del minimalismo americano: gli anni tra il '60 e il '70 del '900 sono rappresentati da nomi storici come Carl Benjamin, Mary Dill Henry che sono stati accostati ad artisti contemporanei che ne perseguono stile e tracce come Mary Ann Pomonis, Jim Isermann, Patrick Wilson, Heather Hutchinson in un caleidoscopio di colori e materiali che infonde una energia che è l'energia di una rinnovata speranza nel futuro.
FRIEZE LA: Spazialità e candore sono il leit motiv della Fiera: tensostruttura con illuminazione dall'alto in parte con luce naturale, corridoi ampissimi, bianco abbagliante di tutto il contesto.
Tre sezioni in cui è suddivisa la mostra: blue chip galleries con blue chip artists, gallerie di alto spessore e le gallerie giovani con circa due anni di vita.
Volendo sintetizzare l'andamento della fiera posso affermare che è stato totalmente assente il settore installazioni: d'altronde l'installazione di per sé è un elemento artistico introdotto e sfruttato dagli americani negli anni '70; un ritorno consistente alla pittura su tela; un ritorno della "pulizia" visiva data dal geometrico e dal monocromo con alcune varianti di attualizzazione del substrato concettuale.
Quindi inserimento della colorazione "oro" in alcune opere; sommessa politicizzazione dei messaggi: nessun riferimento al movimento Me-to o al Black lives Matter in quanto anche questa è "roba vecchia" di due anni! Consistente irruzione nella scena artistica della tecnica del ricamo come modalità pittorica e del tessuto lavorato: sebbene sia anch'essa una tecnica non certo emergente, quel che colpisce è la consistenza della presenza di artisti che si esprimono attraverso questa tecnica che si è estesa a tutto il mondo; dall'Europa al Sud-America, al Messico all'Asia l'arte del ricamo o della cucitura che tradizionalmente venivano relegate al rango di "arti minori", attualmente si sono appropriate di una collocazione specifica e ben rilevante nell'ambito della scena artistica mondiale.
Infine ciò che colpisce è che mentre la figurazione appare un po' stanca, statica, piuttosto chiusa nel mondo della denunzia politica di stampo razziale, l'astrazione spazia serena ed opulenta dall'espressionismo astratto al monocromo assoluto al geometrico dai fortissimi colori.
Nelle foto: Frieze Los Angeles
Le immagini delle opere pubblicate insieme al testo sono state gentilmente fornite da Cynthia Penna.
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