LOS ANGELES. Da Los Angeles le notizie sono alquanto confortanti: tutte le gallerie e i musei aperti al pubblico e con mostre dal vivo ci inducono a ben sperare per il futuro in una nuova rinascita delle arti. La mostra interessantissima in corso attualmente presso la Silverman Gallery della California State University è quella del coreano/americano David Jang che terminerà il prossimo 20 Ottobre e che ha inaugurato la sessione Autunnale di studi e la nuova riapertura ufficiale dell'Università agli studenti. La mostra curata dalla scrivente Cynthia Penna è accompagnata dal testo che qui di seguito alleghiamo per facilitarne la visione e la comprensione. David Jang nella creazione delle sue opere ha la specificità non comune di districarsi tra un cinetismo di nuova generazione e l'uso dell'accumulazione e del riciclo di materiali tecnologici che lo conduce a fabbricare "macchinari fantastici" che si muovono e danzano nel contesto espositivo in uno al movimento degli stessi spettatori in una relazione di attività ludica e scientifica. Tutta da visitare.
Nella foto: la mostra di David Jang Photo Credit: Gareth P. Mackay, Courtesy of the Ronald. H. Silverman Fine Arts Gallery
di Cynthia Penna
Direttore artistico e curatore
ART1307 Napoli - Los Angeles
Quanta verità c'è nelle cose che vediamo? L'oggetto artistico è la rappresentazione plastica di quanto ingannevole possa essere la percezione di un corpo nello spazio: parliamo di "percezione variabile" o anche di percezione dilatata.
L'arte ci dice che quel che vediamo non è vero in senso assoluto ma solo nel significato che gli abbiamo dato per comparazione o per relazione con l'esperienza personale o con la Storia.
La rappresentazione artistica di un accadimento può trarre le sue origini o dalla scienza o dalla fantasia dell'uomo. David Jang cerca di far coincidere i due sistemi in un prodotto che pone le basi nella scienza e viene poi elaborato dalla fantasia.
David Jang è un artista complesso che nella sua produzione affronta una indagine diversificata e variegata con un lessico artistico molto differenziato.
La base della sua teoria è quella della trasformazione della realtà o dell'oggetto attraverso l'imbrigliamento dell'energia e attraverso il passaggio del tempo; ma anche l'accumulazione di materia e la ripetizione del movimento dell'oggetto nello spazio nonché l'interferenza della luce sull'oggetto, sono altrettanti elementi di espressione adoperati nella sua creazione artistica che lo conducono verso un cinetismo di nuova generazione in una forma molto attuale di sperimentazione.
Nella foto: la mostra di David Jang Photo Credit: Gareth P. Mackay, Courtesy of the Ronald. H. Silverman Fine Arts Gallery
"La rappresentazione artistica di un accadimento può trarre le sue origini o dalla scienza o dalla fantasia dell'uomo. David Jang cerca di far coincidere i due sistemi in un prodotto che pone le basi nella scienza e viene poi elaborato dalla fantasia".
A volte la trasformazione dell'oggetto/cosa che l'artista effettua ci suggerisce che questa trasformazione più che della materia in sé, è trasformazione della nostra percezione di quella materia e di quell'oggetto: quindi si tratterebbe di un rapporto di percezione tra lo spettatore e il manufatto artistico: tale teorema è solo uno dei tanti posti sul tappeto dalle sperimentazioni di Jang.
Jang interpreta il fatto artistico come una scienza applicata o prestata all'arte: egli indaga il fatto scientifico e lo fa assurgere a fatto artistico attraverso luce, colore e materiale che si intersecano a vicenda in una sorta di epifania stupefatta della percezione visiva.
Emozione e scoperta sono i cardini del fatto artistico legati alla percezione visiva della luce e dell'oggetto.
La ripetitività del movimento dei suoi "meccanismi cromatico/luminosi", crea nello spettatore uno stato quasi ipnotico dovuto alla scoperta di nuovi modi di percepire l'oggetto nell'attesa di cosa accadrà dopo.
Ciò viene reso o attraverso il movimento dell'oggetto in sé, o attraverso il movimento effettuato dallo spettatore innanzi all'oggetto, o ancora attraverso l'interferenza della luce su quell'oggetto in movimento.
Il tutto serve a creare una percezione variabile e diversa rispetto alla normale percezione che siamo soliti avere di un corpo nello spazio; a volte una percezione destabilizzante, disorientante accompagnata da un senso di straniamento.
Nella foto: la mostra di David Jang Photo Credit: Gareth P. Mackay, Courtesy of the Ronald. H. Silverman Fine Arts Gallery
"Jang interpreta il fatto artistico come una scienza applicata o prestata all'arte".
Non si esclude nell'arte cinetica di Jang un aspetto ludico del rapporto dello spettatore con l'opera stessa che si attiva quasi attraverso un gioco dei due corpi insieme: quello dello spettatore e quello dell'oggetto artistico. Ed in questo Jang si riconnette a tanta parte dell'arte cinetica storica da Raphael Soto, a Francois Morellet, a Julio Le Parc, a Francisco Sobrino, tutti artisti che oltre a studiare e sfidare la scienza hanno creato opere che ingaggiassero con lo spettatore uno rapporto di piacere e di gioco in uno spazio a volte dilatato dalla percezione sensoriale dello spettatore rispetto all'oggetto. Come accade in due opere di Raphael Soto: "Pénétrable BBL bleu", 1999 e quella denominata "Pénétrable Jaune" visibile presso il Museo LACMA di Los Angeles.
Ma non è tutto: Jang introduce i temi della "sopravvivenza" e della "replica" e non a caso è questo anche il titolo della presente esposizione in quanto centrale nella sua ricerca è il tema della trasformazione degli oggetti che viene risolto attraverso composizioni con materiali di scarto riciclati attraverso procedimenti di trasformazione fisico/chimica degli stessi, oppure attraverso la proiezione della luce sul supporto, in modo da fornire al materiale stesso una realtà modificata: una nuova esistenza.
L'operazione di riciclo del materiale di scarto rimanda alle prime sperimentazioni dell'Arte Povera Italiana degli anni '60 dove artisti come Kounellis, Boetti, Merz, Pistoletto iniziano ad introdurre un nuovo modo di fare arte anche attraverso il riciclo di materiali "poveri" come legno, vetro, ferro, stracci e scarti industriali; in Jang i materiali sono per lo più attinti dall'elettronica e vengono manipolati in modo da modificarne le caratteristiche "somatiche" originarie, nonché la loro funzione.
Nella foto: la mostra di David Jang Photo Credit: Gareth P. Mackay, Courtesy of the Ronald. H. Silverman Fine Arts Gallery
"Non si esclude nell'arte cinetica di Jang un aspetto ludico del rapporto dello spettatore con l'opera stessa che si attiva quasi attraverso un gioco dei due corpi insieme: quello dello spettatore e quello dell'oggetto artistico".
Jang introduce il linguaggio della "replica" ma non del "replicante" in quanto l'oggetto non si limita a replicare se stesso nell'univocità di funzione e materia, ma viene sovvertito nella sua funzione originaria e modificato nella sua oggettività materiale. Un rinnovamento che conferisce una "nascita" nuova ed ulteriore dell'oggetto: una sua ri-nascita nel mondo delle cose. Attraverso questa ri-nascita l'artista modifica anche la temporalità dell'oggetto nello spazio: il fattore Tempo incide sia per modalità di atteggiamento dell'oggetto artistico che si muove nello spazio con cadenza temporale ripetuta; sia per rinnovamento e trasformazione della vita dell'oggetto. Perciò Jang parla di "sopravvivenza" come replica, sincronismo, controllo, regolamentazione e movimento: tutti cardini di una indagine che mira dritta ad un'analisi del fattore "tempo" visto come ritmo vitale di trasformazione e cambiamento.
In tal modo Jang accede ad un superamento della dicotomia vita/morte che viene risolto attraverso un rapporto ludico di gioco percettivo tra lo spettatore e l'opera d'arte: Jang con la sua arte invita lo spettatore a giocare con lui per sperimentare nuove possibilità di percezione e altri modi di vedere il mondo delle cose. Una percezione delle cose che si modifica rispetto a quella cui siamo soliti riferirci; una percezione che diventa variabile e instabile; una instabilità di approccio al mondo delle cose che pone domande e non sempre fornisce risposte: una percezione che apre alla scoperta di nuovi mondi e modi di vedere quello che ci circonda e che ci deve attenzionare costantemente nel nostro percorso di vita.
Nella foto: la mostra di David Jang Photo Credit: Gareth P. Mackay, Courtesy of the Ronald. H. Silverman Fine Arts Gallery
Le immagini delle opere pubblicate insieme al testo sono state gentilmente fornite da Cynthia Penna.
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