MILANO. Vittorio Schieroni intervista Roberta Tagliavini, icona del mondo antiquario con le sue gallerie Robertaebasta® nel cuore di Brera, una storia professionale che dura da oltre cinquant'anni e un marchio riconosciuto a livello internazionale. Il suo lavoro, il rapporto con la televisione e con la sua sfera privata in una conversazione tutta da leggere, realizzata nei bellissimi spazi della galleria in Via dei Fiori Chiari 2, che racchiude un tesoro di pezzi d'arte, antiquariato e di design.
Nella foto: Roberta Tagliavini - Courtesy Robertaebasta®
Intervista di Vittorio Schieroni
Direttore ARTSTART
Vittorio Schieroni: Robertaebasta® nasce nel 1967 ed è ora un punto di riferimento in Italia e all'estero per il mercato antiquario. Da dove ha preso l'avvio la sua passione per questo settore e come è iniziato il suo percorso professionale?
Roberta Tagliavini: Devo dire che ho sempre avuto innata questa passione per l'arredamento, per l'antiquariato, da quando avevo dodici o tredici anni. Io sono di Bologna, mi fermavo davanti alle vetrine delle gallerie di antiquariato e di design che a Bologna esistevano. Ho avuto sempre questa passione, mi è nata perché sono nata così. Come rossa di capelli, così amante dell'antiquariato.
Da Roberta Tagliavini a Robertaebasta®: qual è la storia di questo - detto tra virgolette - nome d'arte?
Quando ho iniziato nel '67 eravamo due amiche e c'erano quindi entrambi i nomi. Poi dopo dieci anni di lavoro insieme abbiamo voluto dividerci. La divisione è stata abbastanza cruenta, non è stata semplice e quando lei è andata via mi ha chiesto di togliere il suo nome. Ed io l'ho tolto, però l'ho tolto in polemica: quel "ebasta" era per riempire lo spazio lasciato libero dal suo nome. Poi ho notato che ai clienti piaceva, ridevano, ci scherzavano sopra e l'ho lasciato. La mia intenzione era di cambiarlo, poi non l'ho cambiato più.
Anche perché funziona, rimane in mente.
Funziona e l'ho tenuto per quello. Lei mi ha provocato, ha detto "togli il mio nome" ed io l'ho tolto.
Nella foto: Mattia Martinelli, Roberta Tagliavini, Tommy Francesco Demartis - Courtesy Robertaebasta®
Le sue gallerie sono ormai parte integrante di questo quartiere milanese. Qual è il suo legame con Brera?
Sono stata dieci anni in Piazza San Babila, nella Galleria Strasburgo, che mi piaceva molto. Però quando ho visto Brera mi sono innamorata, anche se allora non aveva attrattive. Era un momento molto duro della vita italiana. Mi sono innamorata di questi posti e sono voluta venire qui, finché non ho trovato un negozio libero non sono stata contenta, finalmente l'ho trovato e mi sono trasferita.
Mobili, design, arte, oggetti inconsueti... che cosa la attira maggiormente in un pezzo da vendere nella sua galleria?
A me attira tutto ciò che è diverso dal solito, mi piacciono le cose un po' strane, eccezionali, da scoprire, che la gente non ha ancora riconosciuto. Mi piace cercare e scoprire epoche nuove e design nuovi, che ogni dieci anni si trasformano. I gusti della gente si trasformano con la velocità della luce e bisogna seguirli: a me piace molto fare questo di lavoro.
Ci vuole un intuito particolare.
Bisogna capire che cosa andrà, non cosa va, perché cosa va lo sanno già tutti. Quello che andrà è ciò che è difficile da trovare: a me piace questo.
Nella foto: Roberta Tagliavini, Vittorio Schieroni - Courtesy Vittorio Schieroni / ARTSTART
Grazie alla sua carismatica personalità è diventata anche un apprezzatissimo personaggio televisivo. Secondo lei, cosa affascina maggiormente il pubblico del suo modo di lavorare e di rapportarsi con gli oggetti d'arte, i collaboratori e i collezionisti?
Il fatto di essere diventata un personaggio televisivo lo devo a mio figlio, che è innamorato della televisione e gli piace scrivere programmi. Lui aveva pensato questo primo programma con una sua amica, Alice Lizza, che è molto brava, e Luisella Sacchi di Colorado, che ci ha creduto, ed insieme hanno realizzato "La Mercante di Brera". Da questo programma è nato tutto il resto, "Cash or Trash - Chi offre di più?" e "Questa è casa mia!", il nuovo programma che va in onda in questo momento. Mi trovo, in maggio, con tre trasmissioni televisive in contemporanea, che è abbastanza impegnativo. Penso che attragga il fatto di trattare queste cose con semplicità, non con prosopopea, non come in un museo: parlare degli oggetti, che sono vivi, che stanno bene in ogni casa, non incensarli troppo. La semplicità è secondo me la cosa che attrae di più la gente.
E lei si diverte!
Ed io mi diverto. Mi diverto molto a restaurare, mi piace molto controllare i restauri, seguire i tessuti per i divani. Tutte queste cose sono sconosciute al cliente, quindi il cliente in televisione vede come le facciamo, come si fa fatica e apprezzano anche questi artigiani che non esistono più. Perché se nessuno li fa lavorare si perdono degli artigiani meravigliosi ed è un peccato. Trovo sia molto bello far vedere all'Italia e al mondo il nostro lavoro nella sua complessità.
Una passione per questo mestiere che ha trasmesso anche a suo figlio Mattia Martinelli, che dal 1994 collabora con Robertaebasta®. Com'è il vostro rapporto?
Il rapporto con mio figlio è splendido, litighiamo tutti i giorni perché siamo due creativi, ma siamo uguali. Lui segue di più la parte economica, io scelgo le opere da comprare e a volte mi trattiene perché compro troppo. Del resto questo lavoro è fatto di passione.
L'intervista è stata realizzata lunedì 9 maggio 2022 a Milano presso la galleria Robertaebasta® in Via dei Fiori Chiari 2.
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