CASTAGNETO CARDUCCI (LIVORNO). Elena Amodeo accompagna i lettori di ARTSTART alla scoperta di un luogo magico nel cuore della Toscana: l'Azienda Campo alle Comete di proprietà della Famiglia Capaldo, una realtà imprenditoriale che unisce vino, arte e bellezza.
Nelle foto: vista della cantina e vista su Torre di Donoratico
di Elena Amodeo
Art Consultant, Wine Specialist
Co-Owner MADE4ART
Mare, pinete, colline, antichi borghi. Ci troviamo nel cuore della Maremma Livornese, tra il comune di Castagneto Carducci e Bolgheri, luoghi ricchi di storia e di emozioni scanditi da quegli interminabili filari di cipressi sospesi tra il fascino e il silenzio della loro eterna bellezza, dalle cui fronde si odono ancora i suoni che ispirarono i versi di Giosuè Carducci. Un territorio ormai noto in tutto il mondo per la sua vocazione al blend bordolese, grazie al suo clima temperato e una buona escursione termica che lo rendono unico per la coltivazione di cabernet sauvignon, merlot, cabernet franc e gli altri noti vitigni francesi che hanno portato in pochi anni proprio questa zona a produrre vini famosi in tutto il mondo.
È in questo luogo incantato che nasce Campo alle Comete, nome che già compariva nelle antiche mappe e che è stato scelto per incarnare appieno i valori e l'atmosfera di questa Azienda. Campo alle Comete, fiore all'occhiello in Toscana di Tenute Capaldo, il gruppo della omonima Famiglia già proprietaria della nota Azienda irpina Feudi San Gregorio, viene inaugurata ufficialmente nel 2017 con evento che ancora tutti ricordano. Un'Azienda che ha deciso di investire anche nel nord Italia portando con sé l'esperienza e il know-how che già l'ha resa un simbolo della viticultura campana nonché eccellenza oltre i confini nazionali.
"Coraggio e determinazione". Sono queste le parole cardine con cui Antonio Capaldo, proprietario di Campo alle Comete e presidente di Feudi San Gregorio, fonda la propria filosofia aziendale sviluppando nella nuova realtà toscana una vera e propria poesia vitivinicola che coniuga tradizione dei suoi Fondatori e cultura del luogo: un progetto innovativo che ha visto un confronto con un territorio, un clima e una varietà di vitigni del tutto nuovi, studiandone al meglio le caratteristiche al fine di esaltarne e tramandarne i valori. Tutto questo anche grazie a un team di prim'ordine e profondamente legato alla zona di Bolgheri, con a capo Jeanette Servidio, amministratore delegato e direttore dell'azienda e Stefano Di Blasi, consulente toscano sia per l’aspetto vitivinicolo che enologico.
Qui inizia il mio viaggio a Campo alle Comete, il luogo che tanto sognavo di vedere dal vivo in questi mesi e che ho avuto il piacere di visitare accompagnata proprio da Jeanette Servidio, che ha saputo trasmettermi al meglio l'anima e la passione di questa splendida Azienda.
Nella foto: Elena Amodeo e Jeanette Servidio
"Un progetto innovativo che ha visto un confronto con un territorio, un clima e una varietà di vitigni del tutto nuovi, studiandone al meglio le caratteristiche al fine di esaltarne e tramandarne i valori".
Iniziamo con la visita presso la Cantina che, con la una struttura a base cilindrica sormontata da una pseudocupola, rappresenta un vero e proprio omaggio alle necropoli etrusche, uno scrigno dove il tempo sembra si sia fermato. La sua forma, che ricorda quella di un'astronave adagiata sulle colline o di un osservatorio da dove scrutare le stelle di notte, la rende un luogo curioso ma allo stesso tempo in completa armonia con il contesto paesaggistico. All'interno trovano posto il wine shop, la sala di vinificazione e la cantina con più di 160 tonneaux disposti a semicerchio. Ed è in questa sala che si respira nuovamente la magia di Campo alle Comete, un mondo onirico che, come lo ha definito la stessa Jeanette, ricorda quello del "Piccolo Principe": tante piccole luci che nella penombra della sala formato sul soffitto l'immagine di un cielo stellato, un viaggio fisico e spirituale come già suggeriva la stessa forma dell’edificio e che mi ha riportato a quel senso di infinito che si respira dinanzi alle volte stellate dei mosaici bizantini o dei capolavori giotteschi.
Usciamo dalla Cantina per dirigerci verso la Villa, ma prima attraversiamo un tunnel a cielo aperto immerso tra i vigneti e completamente ricoperto da piante rampicanti, un nuovo invito che accende la mia curiosità, questa volta per scoprire cosa vi è oltre. Un enorme prato, dove hanno luogo anche numerose degustazioni ed eventi tematici, dal quale si erge uno splendido edificio circondato da imponenti alberi, ulivi e lunghi filari di vigne che nel loro insieme formano ben 21 ettari di proprietà dell'Azienda. La maggior parte delle vigne, con terreni composti prevalentemente da argille e ciottoli, si estende nella Doc Bolgheri con varietà di Merlot, Cabernet Sauvignon, Sauvignon Blanc, Syrah, Vermentino, alcuni dei quali presenti con nuovi impianti nella suggestiva collina dove domina la Torre di Donoratico.
Saliamo verso la terrazza della Villa, da dove si gode una vista davvero mozzafiato: da una parte il blu intenso del mare dove si scorgono i profili di alcune isole, dall'altra l'incantevole Torre di Donoratico, dove i nuovi impianti di vigne godono di un terreno che si distingue per la presenza di scheletro, argilla e matrice vulcanica.
Nelle foto: esterno e interno della Cantina
L'interno della Villa ricorda a tutti gli effetti una dimora. Ed ecco che tra file di libri, mappe appese alle pareti e bottiglie posizionate come piccole sculture si scorge sullo sfondo, proprio al centro del salotto, il quadro della nota illustratrice sammarinese Nicoletta Ceccoli, opera simbolo di Campo alle Comete che non a caso, ha trovato collocazione non in un luogo asettico ma in una sala dove si respira il calore e l'accoglienza dei suoi Fondatori. L'opera rappresenta in chiave simbolica Campo alle Comete attraverso forme e figure dettate dalla sensibilità dell'Artista: un mondo sospeso tra terra, cielo e mare dove pesci, farfalle, pavoni, cavallucci marini e una bambina che vola col suo palloncino fluttuano come in un sogno tra il cielo stellato, le colline e i borghi del luogo. Tra questi anche dei soffioni, il fiore che rimanda al desiderio e che è diventato il logo dell'Azienda.
Gli stessi elementi presenti nel quadro sono quelli che ritroviamo sulle etichette, dove ciascuna figura è stata scelta non solo per la sua valenza estetica ma anche come simbolo per rappresentare le peculiarità e le caratteristiche di ciascun vino. La forma ridotta e il chiaro rimando al valore iconografico delle immagini trova ancora una volta un legame profondo con le già note etichette di Massimo Vignelli realizzate per i vini campani di Feudi San Gregorio, un richiamo alle proprie radici ma anche agli importanti progetti realizzati dall'Azienda nell'ambito del design, dell'architettura e dell'arte.
È infatti noto l'impegno di Feudi San Gregorio in campo culturale, sia a Campo alle Comete che nelle altre Tenute di proprietà, un valore che la Famiglia Capaldo sostiene da anni con grande passione in quanto "l'arte contemporanea filtra il passato con l'occhio di oggi, proiettandosi nel futuro" (Antonio Capaldo): un linguaggio universale che attraverso la creatività dei suoi artefici è in grado di tramandare storia e cultura trasmettendo al pubblico emozioni profonde e piacere estetico. Si ricordano infatti i già citati progetti di Massimo Vignelli, autore delle famose etichette dei vini campani ispirate ai fregi musivi della Basilica di San Vitale e del Mausoleo di Galla Placidia e diventate icone dell'Azienda, fino ai progetti più recenti come l’installazione permanente "Immaginazioni" a opera del noto fotografo Mimmo Jodice, l'immagine della bottiglia del metodo classico dosaggio zero DUBL ESSE realizzata da Fabio Novembre e le numerose collaborazioni con importanti galleristi e giovani designer.
Nella gallery fotografica: opere d'arte di Nicoletta Ceccoli ed etichette d'autore per Campo alle Comete con particolari realizzati dall'Autrice
"È infatti noto l'impegno di Feudi San Gregorio in campo culturale, sia a Campo alle Comete che nelle altre Tenute di proprietà, un valore che la Famiglia Capaldo sostiene da anni con grande passione".
Tornando alla visita, dopo aver ammirato l'opera di Nicoletta Ceccoli ci dirigiamo in una sala per la degustazione dei vini, la vera anima dell'Azienda. La degustazione inizia con un vermentino in purezza, rappresentato in etichetta da un pesce volante in ricordo della brezza marina che già ne preannuncia la piacevole sapidità. Un vermentino che ho apprezzato e che ho trovato fuori dal comune, dove insieme ai sentori di macchia mediterranea tipici del vitigno ho trovato delle interessanti note speziate e minerali, insieme a un'ottima persistenza in bocca. Caratteristiche che, come ha spiegato Jeanette, derivano anche da un accurato procedimento durante la vendemmia, effettuata in due periodi distinti per esaltare al meglio le caratteristiche polifenoliche dell'uva. A seguire il rosato, di un colore rosa antico splendente come suggerisce il pavone bianco sulla bottiglia, ottenuto da un blend di Merlot, Cabernet Sauvignon e Syrah. Un vino intrigante, ricco, intenso, dove si mischiano sentori di frutta dolce ed erbe aromatiche uniti a un'ottima freschezza e un'incredibile persistenza, quest'ultima non scontata in un rosé. Naturalmente non mancano i rossi: oltre alle due IGT di Cabernet Sauvignon e Syrah in purezza che ho apprezzato molto, assaggiamo le due Doc Bolgheri, i due vini più rappresentativi dell'Azienda e specchio della cultura vinicola del territorio. Il primo, che prende il nome di "Stupore" con l'immagine di una bimba che vola con il suo palloncino è un Bolgheri rosso Doc ottenuto da Merlot, Cabernet Sauvignon, Syrah e Petit Verdot: colore rubino e note di frutta rossa dove emergono profumi di macchia mediterranea e balsamici di eucalipto, un tannino equilibrato e un finale sapido e fresco che ben appaga. In ultimo degustiamo il Bolgheri rosso Superiore Doc "Campo alle Comete", vino di punta dell'Azienda da cui trae anche il nome. In etichetta un curioso coniglietto, intento a scrutare dalla propria tana le meraviglie del mondo che lo circonda, mentre sullo sfondo un grande soffione come dolce richiamo al logo e alla filosofia aziendale. Un vino eccellente o meglio una scoperta, come già suggeriva l'etichetta, che affina circa 15-18 mesi in tonneaux di rovere francese nuove e usate di media tostatura e che promette un'ottima longevità. Al naso si distingue subito per complessità ed eleganza, con sentori di amarena e frutta sotto spirito, note balsamiche, di cacao e leggermente erbacee che al gusto si esprimono in un tannino setoso e con un finale lungo ed avvolgente. Il tutto accompagnato dall'assaggio del loro olio che, come i vini prodotti dall'azienda, si distingue per il connubio perfetto tra carattere ed eleganza.
Qui finisce il mio viaggio a Campo alle Comete. Sembra il racconto di una favola, ma non lo è. Ho solo riportato per iscritto quanto ha potuto regalarmi questa bellissima Azienda insieme a coloro che ci lavorano. Un'azienda dove ogni cosa, ogni elemento e parte che la compone è la metafora di qualcosa che rimanda a un'altra, con l'invito a riassaporare i valori di un tempo e coglierne di nuovi, un mondo dove riscoprire la bellezza del nostro Paese nell'onirica atmosfera del territorio di Bolgheri. Un'Azienda dove mi auguro di tornare presto e che nel frattempo ricorderò allo stappare di ogni loro bottiglia.
Nella foto: tunnel tra i vigneti
Un sentito ringraziamento a Jeanette Servidio per la speciale accoglienza e a Francesca Oliviero per la preziosa collaborazione.
Le immagini che accompagnano il testo sono state gentilmente fornite da Campo alle Comete o sono state realizzate da Elena Amodeo durante la sua visita all'Azienda.
Per informazioni: Campo alle Comete Località Sughericcio, Castagneto Carducci (LI) www.campoallecomete.it, info@campoallecomete.it
Comentarios