MILANO. L'Assessore all'Autonomia e Cultura di Regione Lombardia Stefano Bruno Galli ha presentato presso la sede dell'Istituto Bruno Leoni il suo nuovo libro, che contiene una selezione di interventi giornalistici pubblicati su diversi quotidiani nel corso del suo mandato, in una sorta di bilancio di un quinquennio non privo di difficoltà, legate innanzitutto alla pandemia. Nel corso della presentazione sono intervenuti professionisti del settore che hanno arricchito la discussione di spunti e approfondimenti.
Nella foto (da sinistra): Filippo Cavazzoni, Antonio D'Amico, Camilla Conti, Stefano Bruno Galli, Gian Arturo Ferrari (foto di Vittorio Schieroni)
di Vittorio Schieroni
Direttore ARTSTART
"Quali politiche culturali dopo la pandemia": questo l'argomento che ha fatto da sfondo alla presentazione del nuovo libro di Stefano Bruno Galli, Assessore all'Autonomia e Cultura di Regione Lombardia, dal titolo "Lombardia è capitale culturale (2018-2023)", recentemente pubblicato da Biblion edizioni. All'incontro, tenutosi lo scorso 26 gennaio presso la sede milanese dell'Istituto Bruno Leoni in Piazza Castello 23, hanno partecipato Filippo Cavazzoni (Direttore editoriale Istituto Bruno Leoni), Antonio D'Amico (Conservatore Museo Bagatti Valsecchi), Gian Arturo Ferrari (scrittore e Presidente Fondazione Ghislieri), Camilla Conti (giornalista La Verità) in veste di moderatrice.
Il volume, che inizialmente avrebbe dovuto essere ancora più corposo includendo tutti gli articoli stesi dall'Assessore e ogni intervista da lui rilasciata in ambito culturale nel corso dei cinque anni del suo mandato, dopo attenta opera di selezione dei testi si configura come un vero e proprio "diario di bordo" che accompagna il lettore tra iniziative, considerazioni, proposte e problemi che hanno riguardato l'amministrazione di una Regione che per ricchezza e numero di abitanti può essere considerata come una locomotiva per l'Italia, vantando beni artistici e architettonici di primaria importanza, un patrimonio di storia, arte e natura davvero invidiabile.
Scorrendo le pagine del libro si possono individuare i temi cari all'autore, dalla necessità di delegare alle Regioni il compito della valorizzazione a quella di razionalizzare l'offerta museale attraverso la costituzione di reti territoriali e tematiche, ponendosi la questione della redditività e della sostenibilità del bene pubblico, dalla proposta di ricorrere alla figura di un direttore condiviso tra più Istituzioni di piccole e piccolissime dimensioni fino al sostegno alle attività di promozione della cultura. Di particolare rilevanza le valutazioni sull'impatto che la pandemia ha avuto su questo settore, con ricadute pesanti a livello economico e in termini occupazionali, portandosi dietro importanti cambiamenti nelle modalità di fruizione e condivisione, ma anche nuove opportunità. Non mancano anche prese di posizione su argomenti di varia natura, insieme a ritratti di personaggi della storia locale che hanno dato significato all'identità della comunità. Un insieme di riflessioni che permette di avvicinarsi all'Istituzione che guida la cultura lombarda per comprenderne meglio il funzionamento e la linea progettuale.
"La cultura - che si configura come l'autorappresentazione identitaria di un territorio - è un fattore privilegiato dello sviluppo, non già un semplice prodotto del progresso economico e sociale. Bisogna pertanto archiviare una volta per tutte una concezione ancillare della cultura, nell'ambito delle politiche pubbliche. Al contrario, occorre tutelare e rimettere al centro la cultura nella formazione del capitale umano, espressione intangibile - ma essenziale - della ricchezza del tessuto sociale di una comunità consapevole della propria storia e delle proprie tradizioni civiche. In tal senso, la cultura è stata da me interpretata come l'azione più efficace e incisiva per uscire dalla crisi". Stefano Bruno Galli, dall'Introduzione
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